martedì 30 gennaio 2018

Ordinazione suddiaconale in rito bizantino

Approfitto della notizia riportata da New Liturgical Movement per fornire ai miei lettori qualche informazione sullo svolgimento della cerimonia dell'ordinazione ipodiaconale nel rito bizantino. Come si vedrà, i riti sono sostanzialmente gli stessi del rito romano, dalla vestizione del vescovo per il Pontificale, alla tonsura, alla vestizione del novello ordinato, etc.
P.S.: per mantenere lo schema dell'articolo originale, le didascalie (contrariamente al mio solito) sono poste sopra le foto a cui si riferiscono.

Traduzione a cura di Traditio Marciana.

Il 31 dicembre, la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina di S. Pietro a Ukiah, California, ha dato il benvenuto a Sua Beatitudine Benedetto Aleksijchuk, vescovo Greco-Cattolico Ucraino di Chicago, per celebrare l'ordinazione di uno dei figli natii di quella chiesa, Philip Gilbert, il quale ha ricevuto gli ordini di accolito, lettore, cantore e suddiacono. Siamo molto lieti di condividere queste foro dell'evento coi nostri lettori, e di porgere le nostre congratulazioni al sig. Gilbert, alla sua famiglia e all'intera comunità di S. Pietro. Mъногая и благая лѣта! (ad multos annos in slavo ecclesiastico, ndt). C'è anche un video dei riti di ordinazione in fondo alla pagina; gli altri video, che coprono l'intera durata della cerimonia, possono trovarsi sulla pagina Facebook della parrocchia.

Le ordinazioni sono state celebrate dopo il Mattutino e la vestizione del vescovo, durante la quale egli è continuamente incensato dai due diaconi.




L'ordinando è accompagnato dal vescovo, che recita su di lui una preghiera, dopodiché gli viene data una candela accesa; indi egli recita le preghiere del Trisagio e alcuni tropari.


Riceve poi la tonsura clericale...
...e viene vestito con il felonio piegato, il paramento che in antichità era usato dal lettore. Ha la stessa forma della veste sacra sacerdotale, ma è molto più corto (è infatti l'equivalente della pianeta plicata del rito romano, ndt).
Il neo-ordinato lettore intona il canto che precede la lettura dell'Epistola, il cosiddetto Prokimenon, l'Epistola e l'Alleluia. 
Viene dunque tolto il felonio piegato, e l'ordinando viene rivestito con lo sticario (analogo alla cotta, anche se visivamente appare più simile a una dalmatica, ndt), la veste attualmente utilizzata dal lettore e da tutti gli altri servienti, e viene letta un altra preghiera sopra di lui.
Dopo la preghiera, il vescovo proclama: "Benedetto dal Signore! Il servo di Dio Philip è ordinato lettore per la chiesa di San Pietro! Ἄξιος!" (in greco, 'degno'; viene cantato in tutte le cerimonie di ordinazione). Viene poi rivestito con la stola incrociata, e un'altra preghiera, con la quale viene elevato al grado del suddiaconato, viene recitata su di lui.
Il diacono canta dunque una litania contenente svariate intenzioni per il neo-ordinato, per i suoi uffici e per la sua eterna salute.
La processione col Vangelo durante la Divina Liturgia (Piccolo Ingresso, ndt)
Al suddiacono vengono dati una ciotola, una brocca d'acqua e un manutergio, con i quali egli lava le mani del vescovo, e indi si posiziona di fronte all'icona di Cristo fino al Grande Ingresso (quello con i Sacri Doni che avviene all'inizio della parte sacrificale, mentre il coro canta l'Inno Cherubico, ndt)
Il diacono che incensa prima della processione del Grande Ingresso.









Video della cerimonia di ordinazione.

Segnalazione

Riportiamo, senza commento veruno, l'inquietante segnalazione di un Sacerdote attento alla simbologia.


La Croce pettorale di Papa Francesco


Sicut oves in inferno positi sunt:
et mors depascet eos.

Come pecore son portate all'inferno:
e la morte fa loro da pastore.

(Salmo XLVIII, 15)

domenica 28 gennaio 2018

L'insigne reliquia del braccio di S. Giovanni Crisostomo

Piccolo servizio fotografico documentario dell'insigne reliquia del braccio di S. Giovanni Crisostomo, custodita nella Chiesa di Venezia dedicata al Santo Dottore.





Pellegrinaggio di Traditio Marciana alle reliquie: vedi qui

Resoconto del pellegrinaggio a S. Grisostomo

Sabato 27 gennaio, festa di S. Giovanni Crisostomo secondo il calendario preconciliare, si è svolto il pellegrinaggio 'tradizionale' alla chiesa veneziana intitolata a tale Santo, organizzato dalla direzione di Traditio Marciana, all'interno di un più ampio progetto che ambisce a recuperare le tradizioni liturgiche venete e a rendere culto alle numerosissime reliquie di Santi custodite dalle nostre chiese.

I pellegrini legati all'antico rito sono giunti da diverse parti del Veneto, del Friuli, e persino da Parma e da Brescia, e molti di essi, partiti con labari e stendardi dalla stazione ferroviaria di Venezia S. Lucia, hanno percorso, guidati dalla Compagnia di S. Antonio, tutta la Strada Nuova per giungere sino alla zona di Rialto, recitando il S. Rosario e testimoniando pubblicamente con orgoglio la propria fede cattolica.

In chiesa, alle 11, sono stati recitati i misteri gloriosi del S. Rosario dinnanzi all'immagine della Beata Vergine delle Grazie, miracolosamente salvatasi dal bombardamento che colpì la chiesa durante la I guerra mondiale, e da allora specialmente venerata dagli abitanti della città; al termine si sono cantate anche le Litanie della Madonna more veneto, ossia le Supplicationes ad Sanctissimam Virginem Mariam tempore belli secundum consuetudinem Ducalis Basilicae S. Marci Venetiarum e si è recitata preghiera alla Madonna delle Grazie composta dal Patriarca di Venezia Pietro La Fontaine (1860-1935).

Terminata questa prima parte 'mariana', il pellegrinaggio è culminato con la celebrazione della S. Messa in Rito Romano Antico in onore di S. Giovanni Crisostomo, cantata all'altar maggiore dal rev. don Michele Tomasin, parroco di Mariano del Friuli (Arcidiocesi di Gorizia). Il servizio liturgico è stato garantito dalla nostra direzione e dai suoi collaboratori, mentre la musica è stata curata dai cantori Antonio Furlan e Alvise Mason. Quale nota liturgica di pregio, il Vangelo è stato cantato dal sacerdote secondo le dolci note dell'antico tono patriarchino-veneziano, tradizionalmente utilizzato durante le funzioni liturgiche nelle nostre terre. Durante l'omelia, ricordando la vita e le eccezionali opere del Santo Dottore, ha esortato i fedeli a rimanere saldi nella retta Fede nonostante l'odio del mondo e le tribolazioni.

Infine, è stata pubblicamente venerata l'insigne reliquia del braccio del Santo Padre della Chiesa, giunta da Costantinopoli nel XV secolo, con il canto dell'Iste Confessor, l'incensazione e l'orazione prescritta. Dopodiché, la sacra reliquia è stata offerta al bacio dei cristiani presenti.

Il pellegrinaggio è stato un importante momento di culto per tutti i fedeli veneti e non solo legati al rito tradizionale, che, nutriti spiritualmente dalle preghiere mariane e soprattutto dalla S. Messa, hanno potuto rendere culto alle preziose reliquie di un Santo importantissimo, eppure dimenticato, il quale, in qualità ponte tra Oriente e Occidente, è una figura centrale della Tradizione Cristiana e specialmente di quella veneta.
La nostra direzione s'impegna a continuare la sua missione, organizzando in futuro altri eventi, in cui i cattolici potranno tornare a venerare, secondo l'antico culto, le spoglie dei campioni della Fede che si trovano nelle nostre chiese, un culto delle reliquie che ha costituito un aspetto fondamentale della nostra devozione, di reliquie che oggi sono troppo spesso sconosciute, dimenticate, abbandonate.

L'altar maggiore preparato per la S. Messa

L'immagine miracolosa della Madonna delle Grazie

S. Rosario

Ingresso processionale


Preghiere ai piedi dell'altare

Imposizione dell'incenso

Incensazione della Croce

Incensazione del celebrante


Gloria in excelsis


Dominus vobiscum

Canto del Vangelo


Omelia

Inizio del Canone

Purificazione dei sacri vasi

Dominus vobiscum

Ite Missa est


Reditus

Imposizione dell'incenso

La Sacra Reliquia del braccio di S. Giovanni Crisostomo

Incensazione della reliquia

sabato 27 gennaio 2018

Intervista con l'Abate Folsom OSB sulla bellezza del Rito Romano

Tratto da OnePeterFive. Traduzione di Traditio Marciana. Sottolineature nostre.
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Quest'intervista è stata realizzata di persona durante un ritiro predicato da Padre Cassian a Chicago per le oblate americane del monastero benedettino di Norcia. Padre Cassian ha generosamente concesso all'autore di pubblicare una trascrizione dell'intervista

Julian Kwasniekski: Lei aveva l'intenzione di diventare monaco in gioventù?
Padre Cassian: Beh, non esattamente. Io in gioventù volevo diventare un prete. Ma non avevo mai sentito parlare del monachesimo, finché ero al collegio.
JK: Davvero?
PC: I non avevo mai saputo che esistessero. Così, questo è stato un dono di Dio.
JK: Allora, quale fu la sua prima esperienza monastica? Come ha scoperto il monachesimo?
PC: Ero matricola all'Università dell'Indiana, che dista solo due ore da St. Meinrad. C'erano due monaci da St. Meinrad  che quell'anno studiavano all'università. E così li ho incontrati alla Messa quotidiana: questo fu il mio primo contatto con dei monaci. Allora, in seguito, mi sono recato a St. Meinrad con qualche altro amico, per una sorta di gita, tutto qui. C'era certamente l'azione di Dio in ciò; è stato amore a prima vista, ne fui attratto immediatamente. Stavo già pensando di cambiare il mio indirizzo e una serie di altre cose del genere, ed ero interessato ancora una volta a recarmi in seminario. Da quando St. Meinrad aprì un seminario, mi trasferii dall'Università dell'Indiana al collegio del seminario a St. Meinrad durante il mio secondo anno. Ho vissuto circondato da monaci...
JK: ...e quella fu la fine!
PC: Già.
JK: Così lei fu inizialmente monaco al monastero di St. Meinrad.
PC: Esattamente.
JK: E quand'è che, da St. Meinrad, fu coinvolto nella fondazione di Norcia?
FC: Io entrai a St. Meinrad nel 1979, fui ordinato nell'aprile dell'84 e a giugno fui mandato a Roma per studiare. Così mi ci vollero cinque anni (sto solo facendo un piccolo riassunto) per i miei studi universitari a Roma. Dopodiché, tornai a St. Meinrad ed insegnai per quattro anni, poi fui mandato nuovamente a Roma nell'83 per insegnare all'Università Benedettina locale. Vivendo lì a Sant'Anselmo, mi fu chiaro che volevo in realtà una vita monastica più autentica, perché Sant'Anselmo è una sorta di minimo comun denominatore di tutti i monasteri del mondo... e non è assolutamente soddisfacente! Sono sempre stato pervaso da alti ideali monastici, e così ero in cerca di ciò che avrei dovuto fare. Nel 1995, un mio amico prete, che stava studiando a Roma, andò in vacanza insieme a me; e mentre eravamo sul treno da Roma a Napoli io ricevetti l'ispirazione di fondare un nuovo monastero: la ricevetti da Dio, perché si presentò in me istantaneamente.

Padre Cassiano mentre celebra una S. Messa

JK: Aveva visto qualcosa di specifico, passando a Norcia, o altre cose del genere?
PC: No, no. Io non conoscevo nulla di Norcia - o meglio, sapevo solo della sua esistenza - ma non ero entrato nel quadro della situazione fino a questo punto. Era il 1995. Tornai a St. Meinrad per Natale, e chiesi al nuovo abate se potessi intraprendere una fondazione. Con mia grande sorpresa, egli rispose di sì. Ma ci vollero tre anni per maturare questo progetto, tre anni di prove spirituali per vedere se esso proveniva veramente da Dio. Così fu non prima del 1998 che l'abate superiore ebbe progetti per me. Voleva fondare un monastero a Roma, a Sant'Anselmo (dove mi trovavo allora), per occuparsi del posto e trovare manodopera per l'Università Benedettina di laggiù. Così, tra la mia ispirazione e il desiderio dell'abate superiore, ecco che il monastero venne fondato, a Roma, nel 1998. Fu spostato a Norcia due anni dopo, perché l'abate superiore ebbe un attacco di cuore e si dimise nel settembre del 2000, e io avevo bisogno di trovare una nuova soluzione per la vita della comunità, in quanto era stato lui sostanzialmente il nostro 'protettore'. A quel tempo, il vescovo di Spoleto e Norcia ci invitò a trasferirci a Norcia, al fine di ristabilire la vita monastica nel luogo natale di San Benedetto. E fu così che andammo a Norcia, alla fine di novembre del 2000.
JK: Ora, lei è stato ordinato, e ha trascorso tutta la sua esperienza a St. Meinrad, con il Novus Ordo?
PC: Esattamente.
JK: E allora come ha scoperto la Messa tradizionale?
PC: Beh... in modo graduale. Da studente, a Sant'Anselmo, appartenevo alla "Cappella Latina", in quanto c'erano gruppi che parlavano diverse lingue e che pregavano le Laudi e la Messa insieme ogni giorno. Io gravitavo attorno alla Cappella Latina, imparando dunque a offrire la nuova Messa, però in latino. Ho studiato latino con un famoso latinista a Roma, mentre stavo terminando i miei studi laggiù, e così o scoperto la bellezza del Rito Romano in latino - però il Novus Ordo - e del canto. Ho anche appreso il repertorio dei canti, che è pressoché lo stesso del Rito Antico.
E questo fu un altro passo verso la Messa tradizionale: ero molto interessato, a motivo dei miei studi in liturgia, al Rito Bizantino. Un'estate, ho passato due mesi in Grecia, vivendo in una Casa di Studi Bizantini, recandomi al Monte Sacro (Monte Athos). Mi fu pure chiesto di vivere nel Pontificio Collegio Greco di Roma, per aiutarli. Non ha funzionato, ma ero interessato. Attraverso il Rito Bizantino, ho scoperto un diverso carattere della liturgia. Ora, questo è importante; ho scoperto la Messa tradizionale latina attraverso il Rito Bizantino, proprio per il loro carattere alquanto simile.
Ma bisogna aspettare il '93 o il '94, quando ritornai a S. Anselmo per insegnare, perché io incontri un monaco da Le Barroux, che stava lui pure studiando laggiù. Mi invitò a recarmi a far loro visita, e andai. Fu un'esperienza simile a quella che feci a St. Meinrad nel 1972. Quando feci esperienza della Liturgia come la celebravano là, pensai: "Oh! Beh, questo è come io penso dovrebbe essere!". Era una sorta di intuizione, un momento di intuizione. Straordinariamente meraviglioso. Mi tolse semplicemente il respiro per la sua bellezza. Io avevo già studiato le preghiere da un punto di vista accademico (storia liturgica e cose del genere), sicché era come se tutti i tasselli iniziassero a combaciare.
JK: Parlando della bellezza nella Messa, e specialmente nella Messa antica, saprebbe fare qualche commento circa il modo in cui, nella sua esperienza, la celebrazione della Messa può collegarsi al verso della Bibbia che dice: "Enoch camminava con il Signore e non fu più visto, imperocché Dio se lo prese"?
PC: Questo è interessante... lei che connessione vi vede?
JK: Beh, il prete come alter Christus... Com'è che durante la Messa Dio prende il prete, ed egli non viene più visto? E come mai questo avviene nella Messa antica, ma non in quella nuova?
PC: Ah, molto bene. Questo è meraviglioso - questa è un'importante intuizione, ed è meraviglioso che lei abbia connesso questo passo con ciò.
JK: E' solo un'espressione stravagante... curiosa, potrebbe dire qualcuno.
PC: Lei ha assolutamente ragione. Nella Messa antica, la personalità del prete non conta. Conta la sua funzione, e lui e il popolo insieme sono rivolti al Signore. Conversus ad Dominum. E per questa ragione il ruolo del prete è obbiettivo. Non è soggettivo, e per questa ragione egli scompare. Ovviamente, egli è il mediatore tra la congregazione e Dio, colui che guida la congregazione verso Dio, ma egli scompare a motivo dell'oggettività della struttura. Questo è molto salutare, perché la Messa non riguarda il prete, ma riguarda Dio. Nel Novus Ordo, a causa della pratica di celebrare versus populum, e a causa di tutte le scelte del prete che inseriscono una sorta di commento, o di spontaneità, il ruolo del prete diventa terribilmente soggettivo. Pertanto, egli diventa al centro dell'attenzione, così la Nuova Messa è terribilmente clericizzata, perché ruota tutta attorno al prete, al contrario della Messa antica. E questo è un peccato.
JK: La gente spesso dice: "Oh, c'è troppo rispetto nei confronti del prete nella Messa antica", come tutti i baciamano, lo spostare gli oggetti per lui e cose del genere, ma in realtà il Novus Ordo, di fatto, mette molto più al centro il prete.
PC: Precisamente.
JK: Nell'ufficio della Compieta c'è il verso: "Offrite il sacrificio di giustizia, e sperate nel Signore; molti dicono: Chi ci mostrerà i beni promessi?". Potreste parlare di come oggi ai giovani non sono mostrati i "beni" nella liturgia, e come loro non potranno essere attirati a Dio, a una vocazione sacerdotale o monastica, a meno che non vedano questa bellezza nella liturgia?
PC: I "beni" sono molti. La Tradizione della nostra fede, della nostra liturgia, della nostra preghiera, del nostro misticismo... questi beni sono straordinari e accessibili, ma non sono presentati alla gente, sono sconosciuti... dimenticati, in massima parte. Così, i giovani non vedono questi beni. Essi vedono altre manifestazioni della Chiesa, le quali, nella pratica dopo il Concilio, tendono a essere molto orizzontali e orientate alla vita terrena: l'"impegno sociale" e le "buone azioni". Orbene, queste cose sono importanti, ma viene spesso trascurato il trascendente. Fare semplicemente "buone azioni" non è abbastanza come motivazione per dedicare la propria vita interamente a Dio. Questa motivazione dev'essere in uione con Dio. Io penso che noi ci siamo veramente ingannati abbandonando la ricchezza della tradizione, che si concentra su Dio. Questa non esclude buone opere, per l'amor del cielo!, ma si concentra su Dio.
JK: Parlando della vita monastica, e come uno che a visto molte vocazioni - alcune delle quali han funzionato, e altre meno - come potrebbe fare una riflessione sulle parole di Cristo: "Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti"? Questo verso sembra misterioso; sono molti i chiamati, ma pochi gli eletti?
PC: Io lo interpreterei così: non significa che Dio chiama molti, e poi li esamina per bene e infine ne sceglie solo alcuni di loro. Io penso piuttosto che "Molti sono i chiamati, ma pochi coloro che rispondono" - questo è il significato degli "eletti". E pochi rispondono perché, come il giovane ricco del Vangelo, ci sono molte cose che, a un esame superficiale, sembrano più attraenti. E se essi potessero fare esperienza della trascendenza di cui abbiamo parlato prima, vedrebbero una bellezza diversa. Allora le cose cambierebbero per loro.
JK: Parlando con la gente che segue la liturgia tradizionale, uno sente dire assai spesso: "Ah, io sono stato rapito dalla bellezza della Messa". Ma, tornando un po' indietro, Lei ricorda qualcosa della sua prima Messa?
PC: No, nulla. Ma qui c'è qualcosa di curioso: nel modo monastico di vedere le cose, la vocazione monastica è la cosa preminente, e il sacerdozio è secondario. Ora, questo funziona al contrario di quanto pensano molte pie persone. Questo potrebbe addirittura essere in qualche modo scandaloso, forse. Ma questo è ciò che avviene in monastero: la cosa più importante è la tua vocazione monastica, e il sacerdozio è secondario. Il sacerdozio è meraviglioso, splendido, ma significa che la vita di un monaco-prete (se posso mettere un trattino) fa qualsiasi tipo di lavoro che dev'essere fatto in un monastero. Egli può essere incaricato di dir Messa, come può essere incaricato di lavare i piatti. Egli può essere incaricato di ascoltare le confessioni, come può essere incaricato di spazzare i pavimenti. In un certo senso, tutto ciò è armonioso; in un certo senso, non importa. La cura d'anime da parte del monaco-prete è qualcosa che va ad integrarsi dentro alla vita monastica. Non è il fine unico della sua vocazione; è un'aggiunta al carisma monastico. Così c'è una grande differenza nel considerare il sacerdozio da parte di un prete diocesano, dove esso costituisce il fine unico, mentre per il monaco è essere monaco il fine ultimo.
JK: Questo ha senso. Allora, parlando di questa vocazione monastica, secondo i miei genitori, quando avevo circa cinque anni, io le chiesi come fosse essere monaco, e lei rispose: "E' meraviglioso". Potrebbe parlarci un po' di più di questo? Cos'è che rende attraente la vocazione monastica? In che senso è meravigliosa?
PC: Di meraviglioso nella vocazione monastica, anzitutto, c'è Dio. Forse potrei raccontarvi un piccolo aneddoto. Questo potrebbe descrivere ciò in modo migliore. Quando ero un piccolo bambino, di circa cinque anni, mia madre mi diede un libro di storie della Bibbia per bambini. Io ero un bambino precoce, come lei, ed ero in grado di leggere a cinque anni, ed ero felice di leggerequeste storie della Bibbia. Così io m'imbattei nella storia contenuta in Esodo III, e nel roveto ardente. Ricordo di aver letto, siccome non era semplificato ed era trascritto proprio come dice la Scrittura, ciò che Dio dice dal roveto: Egli disse il Suo Nome, "IO SONO COLUI CHE SONO". Anche se ero appena un bimbo di cinque anni, ho pensato, "Beh, nessuno parla così. Questo è molto strano!". Sentivo la meravigliosa attraenza di Dio in questa stranezza, nel Suo rivelare il Proprio Nome... un nome assai curioso. Nella vita monastica, tutti i momenti sono come quello in cui uno incontra il Dio vivente. Poiché questo è lo scopo - e, come descrive S. Giovanni Cassiano, la venuta dello Spirito Santo e la visita quotidiana di Cristo nell'anima - a cui è destinato il resto della vita, la qual cosa significa ascetismo e lotta contro i vizi, riconoscere la realtà com'è e provare a destinare tutte le cose all'adorazione di Dio, e ciò significa bellezza, musica, liturgia, architettura, ogni cosa. Ma è altresì focalizzata su quella fame di Dio, quel desiderio di Dio. Per me, non c'è null'altro al mondo ch'io farei più volentieri.
JK: Dunque la vita monastica - il suo cuore - è la visita quotidiana di Dio. E non c'è nulla che sia meglio di ciò nella vita!
PC: Esatto.

martedì 23 gennaio 2018

San Giovanni l'Elemosinario

CALENDARIO DELLA SANTA, PATRIARCALE, PRIMAZIALE E METROPOLITANA ARCIDIOCESI DELLE VENEZIE

23 gennaio
San Giovanni l'Elemosinario,
Vescovo di Alessandria e Confessore
paramenti bianchi - doppio - Messa "Dispersit"
Comm. di S. Raimondo da Peñafort conf. e di S. Emerenziana virg. et mart.


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Ἐν τῇ ὑπομονῇ σου ἐκτήσω τὸν μισθόν σου Πάτερ, Ὅσιε, ταῖς προσευχαῖς ἀδιαλείπτως ἐγκαρτερήσας, τοὺς πτωχοὺς ἀγαπήσας, καὶ τούτοις ἐπαρκέσας. Ἀλλὰ πρέσβευε Χριστῷ τῷ Θεῷ, Ἰωάννη Ἐλεῆμον μακάριε, σωθῆναι τὰς ψυχὰς ἡμῶν.

Nella Vostra pazienza avete guadagnata la Vostra ricompensa, o Beato Padre, avete incessantemente perseverato nelle preghiere, avete amato i poveri, e avete provveduto loro. Ma dunque, o beato Giovanni il Misericordioso, supplicate Cristo Iddio perché sian salvate l'anime nostre.
(Apolytikion di San Giovanni il Misericordioso)

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VITA DEL SANTO

San Giovanni Elemosinario nacque intorno al 556, nell’isola di Cipro, precisamente nella città di Amatunte. Sin dall’infanzia si manifestarono nel piccolo Giovanni i segni della santità e della pratiche di carità. Ubbidendo alle volontà dei suoi genitori, venne avviato agli studi e ben presto anche al matrimonio, sebbene  fosse riluttante. Dal matrimonio nacquero due figli che, però, prematuramente morirono insieme alla moglie. Libero da ogni legame terreno, Giovanni si dedicò a Dio e ai poveri. La santità della sua vita si diffuse in tutto l’Oriente e alla morte del Patriarca di Alessandria d’Egitto, Giovanni, per acclamazione del popolo, salì sulla cattedra vescovile. Trasformò la città in un centro di studi e di virtù cristiane, istituì ospedali e case di riposo, distribuendo ogni giorno l’elemosina a circa 7.000 poveri, e fece costruire oltre 70 tra chiese e monasteri. Condusse una vita austera ed ascetica, ispirandosi ai Padri del deserto. Morì intorno al 617: si racconta che quella notte ad Alessandria due monaci, videro uscire dalla casa vescovile Giovanni assieme ad una bellissima vergine, avvolta da una luce risplendente; questa lo prendeva per mano e gli poneva sul capo una corona di rami d'olivo e lo accompagnava nella chiesa; entrambi erano seguiti da una folla, che portava in mano rami d'olivo in segno di trionfo. Giovanni fu sepolto nella cattedrale di Amatunte e fu deposto in una tomba dove già si trovavano i corpi di altri due vescovi, i quali all'arrivo del santo, si siano spostati di lato, per dargli più spazio. La fama della sua santità si diffuse ben presto in tutto il mondo orientale e ben presto arriva anche in Occidente. Il suo corpo è venerato nella chiesa di S. Giovanni Battista in Bragora a Venezia

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Proprio della S. Messa di S. Giovanni l'Elemosinario

Introitus 

Ps. 111. Dispérsit, dedit paupéribus: justítia ejus manet in saéculum saéculi: cornu ejus exaltábitur in glória. Ps. 40. Beátus, qui intélligit super egénum et páuperem : in die mala liberábit eum Dóminus. Glória Patri.

Oratio

Omnípotens sempitérne Deus, qui beátum Joánnem Confessórem tuum atque Pontíficem insígnis in páuperes misericórdiæ virtúte decorásti : quaésumus; ut in omnes, qui te deprecántur, divítias misericórdiæ tuæ benígnus effúndas. Per Dóminum.

Et fiunt comm. S. Raymúndi de Peñafort Conf., et S. Emerentiánæ Virg. et Mart., ut in Missali.



Epistola

Léctio libri Tobíæ                          c. 4

Ex substántia tua fac eleemósynam, et noli avértere fáciem tuam ab ullo páupere : ita enim fiet, ut nec a te avertátur facies Dómini. Quómodo potúeris, ita esto miséricors. Si multum tibi abundánter tríbue: si exíguum tibi fúerit étiam exíguum libénter impertíri stude. Praémium enim bonum tibi thesaurízas in die necessitátis. Quóniam eleemósyna ab omni peccáto, et a morte líberat, et non patiétur ánimam ire in ténebras. Fidúcia magna erit coram summo Deo eleemósyna ómnibus faciéntibus eam.

Graduale

Eccl. 44. Ecce sacérdos magnus, qui in diébus suis plácuit Deo.
V. Non est invéntus símilis illi, qui conserváret legem Excélsi.

Alleluja

Allelúja, allelúja.
Ps. 111. Dispérsit, dedit paupéribus: justítia ejus manet in saéculum saéculi.
Allelúja.

Post Septuagesimam, omissis Allelúja, et Versu sequenti, dicitur:
Tractus. Ps. 111. Beátus vir qui timet Dóminum, in mandátis ejus cupit nimis. V. Potens in terra erit semen ejus, generátio rectórum benedicétur. V. Glória et divítiæ in domo ejus: et justítia ejus manet in saéculum saéculi.

Evangelium

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam                                         c. 6.

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Estóte misericórdes, sicut et Pater vester miséricors est. Nolíte judicáre, et non judicabímini: nolíte condemnáre, et non condemnabímini. Dimíttite, et dimittémini. Date, et dábitur vobis: mensúram bonam, et confértam, et coagitátam, et supereffluéntem dabunt in sinum vestrum. Eádem quippemensúra, qua mensi fuéritis, remetiétur vobis.

Offertorium

Ps. 88. Invéni David servum meum, óleo sancto meo unxi eum : manus enim mea auxiliábitur ei, et bráchium meum confortábit eum.

Secreta

Sancti tui, quaésumus, Dómine, nos ubique lætíficent : ut, dum eórum mérita recólimus, patrocínia sentiámus. Per Dóminum.
Et fiunt commemorationes, ut supra.

Communio

Luc. 12. Fidélis servus et prudens quem constítuit Dóminus super famíliam suam : ut det illis in témpore tritici mensúram.

Postcommunio

Præsta, quaésumus, omnípotens Deus: ut, de percéptis munéribus grátias exhibéntes, intercedénte beáto Joánne Confessóre tuo atque Pontífice, beneficia potióra sumámus. Per Dóminum.
Et fiunt commemorationes, ut supra.