venerdì 2 marzo 2018

L'Inno Akathistos alla Theotokos - parte 3

Proseguiamo la pubblicazione dell'Inno Akathistos alla Madre di Dio, con la III stasi. Questa settimana, dacché le stanze dell'inno parlano del valore teologico e soteriologico dell'Incarnazione, proponiamo anche un estratto dall'omelia di S. Atanasio di Alessandria su tale mistero della fede. Notare la relazione profonda tra Incarnazione e Passione, sempre messa in risalto da tutti i Padri d'Oriente e d'Occidente.

Introduzione storica e I stasi: QUI.
Commento sulla figura della Theotokos e II stasi: QUI.


Ὁ Ἀκάθιστος ὕμνος εἰς τὴν Ὑπεραγίαν Θεοτόκον - III

Omelia di S. Atanasio d'Alessandria sull'Incarnazione


33. Poiché tutto è iniziato così, e la Resurrezione del Suo corpo e la vittoria ottenuta con la morte del Salvatore vengono chiaramente provate, veniamo ora a rimproverare l'incredulità dei Giudei e lo scherno dei Gentili. Questi infatti, probabilmente, sono i punti su cui gli ebrei esprimono incredulità, mentre i gentili ridono, trovando ridicole l'umiliazione della Croce e del Verbo di Dio che si fa uomo. Ma la nostra argomentazione non tarderà a cimentarsi con entrambi, specialmente perché siamo in possesso di prove contro di loro chiare come il giorno. Perché i giudei nella loro incredulità possono esser confutati dalle Scritture, che perfino loro stessi leggono; per questo passo e per quest'altro, e, insomma, per l'intera scrittura, che più volte grida proclamando queste cose, con parole estremamente chiare: per esempio con i Profeti, che fecero profezie sulla Vergine e sul suo parto dicendo: Ecco, la Vergine partorirà e concepirà un Figlio, e il suo nome sarà chiamato Emmanuele, che significa il "Dio con noi" (Isaia VII, 14). Ma Mosè, veramente grande, e che essi credono abbia detto la verità, con riferendosi all'incarnazione del Salvatore, avendo stimato importante ciò che fu detto, e sicuro della sua verità, lo specificò in queste parole: Là sorgerà la stella di Giacobbe, e un uomo sorgerà da Israele, ed ei farà a pezzi i capitani di Moab. E ancora: Quanto amabili sono le tue dimore, o Giacobbe, e i tuoi tabernacoli, o Israele, quali ombrosi giardini, e come giardini sui fiumi, e come tabernacoli che il Signore ha stabiliti, come cedri sul corso dell'acque. Un uomo uscirà dalla sua discendenza, ed Egli sarà il Signore sopra molte genti (Numeri, XXIV). E ancora, Isaia: Prima che il Bambino sappia chiamare padre o madre, Egli prenderà possesso di Damasco e delle spoglie di Samaria, sopra i re d'Assiria (Isaia VIII, 4). Che debba apparire un uomo, allora, appare chiaramente in queste parole. Ma che Colui che debba venire sia il Signore di tutti, viene predetto ancora una volta così come segue: Ecco, il Signore siede sopra una leggera nuvola, e verrà in Egitto, e tremeranno gl'idoli d'Egitto (Isaia XIX, 1). Poiché è da lì che anche il Padre Lo richiama, dicendo: Io ho chiamato il mio Figliuolo fuori d'Egitto (Osea XI, 1). [...]
35. Ma forse, avendo udito le profezie circa la Sua morte, si potrebbe chiedere di sapere anche cosa è stato esposto per quanto riguarda la Croce. Infatti, neppure questo è trascurato, ma è mostrato dai santi uomini con grande chiarezza. Mosè lo predice per primo, e lo fa ad alta voce, quando dice: Vedrai la tua Vita appesa innanzi ai tuoi occhi, e non crederai. E dopo di lui furono testimoni i profeti, che dissero: Ma io, come agnello innocente condotto al macello, non lo sapevo; essi tennero malvagio consiglio contro di me dicendo: Abbattiamo l'albero nel suo rigoglio, strappiamolo dalla terra dei viventi; il suo nome non sia più ricordato (Geremia XI, 19). E ancora: Han trafitto le mie mani e i miei piedi, han contato tutte le mie ossa, han diviso tra di loro le mie vesti, e sul mio vestito han gettato la sorte. Ora, una morte che si leva in alto e si svolge su di un albero, è nientemeno che la morte di Croce: e, ancora, in nessun altra morte vengono traforate le mani e i piedi, tranne che nella sola morte di Croce. Ma a partire dal soggiorno del Salvatore tra gli uomini, tutte le nazioni hanno iniziato a conoscere Iddio; essi non lasciarono nemmeno questo aspetto senza un riferimento: ma è fatto menzione anche di ciò nelle Sacre Scritture. Imperocché sarà della radice di Jesse, ed Egli sorgerà per governare le nazioni, e in lui le nazioni porranno la loro speme (Isaia XI, 10). Questo è in breve la prova di cosa sia avvenuto. Ma tutta la Scrittura pullula di confutazioni dell'incredulità dei giudei. Quale tra i giusti e tra i santi profeti e patriarchi, registrati nelle divine Scritture, ebbe mai la sua nascita corporale da Vergine? O quale donna è stata mai sufficiente, senza marito, per la concezione di un uomo? Non era forse Abele nato da Adamo, Enoch da Jared, Noè da Lamech, Abramo da Tharra, Isacco da Abramo, Giacobbe da Isacco? Non era forse Giuda nato da Giacobbe, e Mosè e Aronne da Ameram? Forse che samuele non era nato da Elkana, Davide da Jesse, Solomone da Davide, Ezechia da Acaz, Giosia da Amos, o forse che Isaia non era nato da Amos, Geremia da Chelchia, o Ezechiele da Buzi? Forse che tutti costoro non ebbero un padre quale autore della propria nascita? Chi è allora che solo nacque da una Vergine? O di chi la nascita fu annunziata dalla comparsa in cielo di una stella, per annunziare al mondo ch'Egli era nato? Perché quando Mosè nacque fu nascosto dai suoi genitori: Davide non s'udì nascere, nemmeno dai suoi vicini, in quanto persino il grande Samuele non lo conosceva, ma anzi chiese: Ha forse Jesse un altro figlio ancora? Abramo divenne noto ai popoli come un grande uomo solo dopo la sua nascita. Ma il testimone della nascita di Cristo non era un uomo, ma una stella apparsa in quel cielo donde Egli stesso discese. [...]
37. O chi, tra quelli di cui parlano le Scritture, fu trafitto alle mani e ai piedi, o appeso a un albero, e fu sacrificato sulla Croce per la salvezza di tutti? Abramo infatti morì finendo i suoi giorni su un letto; Isacco e Giacobbe pure morirono distesi su un letto; Mosè ed Aronne morirono sulla montagna; Davide in casa sua, senza essere oggetto di cospirazione veruna da parte del popolo; vero è che fu inseguito da Saul, ma ne uscì illeso. Isaia fu fatto a pezzi, ma non appeso a un albero; Geremia fu trattato in modo vergognoso, ma non morì condannato; Ezechia soffrì, comunque non a causa del popolo, ma per indicare cosa sarebbe accaduto al popolo. Ancora, costoro, ancorché abbiano sofferto, erano tutti uomini comuni, secondo natura. Ma quegli che la Scrittura dice che soffrirà per tutti, è detto non solo uomo, ma la "Vita di tutti", ancorché egli avesse l'aspetto di un uomo secondo natura. Perché vedrai - è scritto - la tua Vita appesa innanzi ai tuoi occhi, e chi potrà dire la sua generazione? Perché infatti è possibile accertare la genealogia di tutti i santi, e dirla partedo dall'inizio, e da chi ognuno di essi sia nato; ma la generazione di Colui che è la Vita, le Scritture dicono che non possa esser dichiarata. Chi allora è colui che le Sacre Scritture dicono? O chi è colui che è così grande che pure i profeti dicono di lui sì grandi cose? Ora, nessun altro si trova nelle Scritture tranne il comune Salvatore di tutti noi, il Verbo di Dio, Nostro Signore Gesù Cristo. Egli infatti nacque da una Vergine e apparve sulla terra sotto umane sembianze, e non si può enumerare la sua generazione secondo la carne, perché nessuno può dire chi sia il Suo padre secondo la carne, in quanto il Suo corpo non venne da un uomo, ma solo da una Vergine; così nessuno è in grado di dichiarare la generazione corporale del Salvatore da un uomo, al modo in cui invece è possibile individuare la genealogia di Davide, di Mosè e di tutti i patriarchi. Egli infatti ha fatto sorgere una stella qual segnale della nascita del Suo corpo, poiché il Verbo, discesa dal cielo, dovrebbe avere la sua costellazione pure in cielo, e fu stabilito dal Creatore che quando Esso s'incarnasse avrebbe dovuto essere apertamente riconosciuto da tutta la creazione. Perché nacque in Giudea, e vennero ad adorarlo re dalla Persia. Egli è colui che ancor prima di apparire in un corpo umano avea vinto il demonio Suo avversario e trionfato sull'idolatria. Tutti i pagani di ogni nazione, abiurando la tradizione dei loro padri e l'empietà dell'idolatria, ora pongono la propria speranza in Cristo, e si sottomettono a Lui, come possiamo vedere coi nostri stessi occhi. Perché in nessun altro tempo cessò l'empietà degli Egiziani, tranne quando il Signore d'ogni cosa, cavalcando come su di una nuvola, scese in terra in umane sembianze e distrusse l'illusione degli idoli, e portò tutto a Se stesso, e attraverso Se stesso al Padre. Egli è colui che fu crocifisso prima del sole e di tutta la creazione, che gli fu da testimone, e prima che gli fosse posta la morte: e attraverso la Sua morte la salvezza è giunta a tutti, e tutta la creazione è stata riscattata. Egli è la Vita di tutti, ed Egli è quell'agnello che ha condotto il Suo corpo alla morte come sacrificio, per la salvezza di tutti, avvegnaché i giudei non credano a tutto ciò.

III STASI

La seconda parte (stanze 13-24) propone e canta ciò che la Chiesa al tempo di Efeso e di Calcedonia professava di Maria, nel mistero del Figlio Salvatore e della Chiesa dei salvati. Maria è la Nuova Eva, vergine di corpo e di spirito, che col Frutto del suo grembo riconduce i mortali al paradiso perduto (stanza 13); è la Madre di Dio, che diventando sede e trono dell'Infinito, apre le porte del cielo e vi introduce gli uomini (stanza 15); è la Vergine partoriente, che richiama la mente umana a chinarsi davanti al mistero di un parto divino e ad illuminarsi di fede (stanza 17). Le stanze pari, invece, magnificano l'inarrivabile mistero dell'Incarnazione e rendono lode al Signore per esso.


1 commento:

  1. C'è un errore nell'impaginazione del file pdf: la pag. 30, che sarebbe l'ultima della stasi, è posizionata al secondo posto. Ci scusiamo per l'errore, cercheremo di rimediare in tempi brevi.

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