venerdì 21 luglio 2017

De Divino Officio - De Reformationibus Breviarii Romani (pars II)

III. Le Laudi


Le Laudi, la preghiera dell’alba, che accompagna coi suoi suggestivi testi il sorgere del sole (Gesù Cristo, oriens ex alto illuminare, com’è scritto nel Cantico Evangelico), son da sempre strettamente legate all’officiatura notturna: nel rito bizantino esse addirittura non costituiscono una vera e propria ora liturgica, ma una sezione del Mattutino, e vengono cantate subito dopo l’Inno Δόξα τῷ δείξαντι τὸ φῶς (il Gloria in excelsis). La concezione dell’unione intrinseca di preghiera notturna e mattutina si è mantenuta anche nel rito romano: fino al 1955 le rubriche prescrivono che nell’ufficio corale giammai possan separarsi le Laudi dal Mattutino (era invece permesso, con alcuni accorgimenti come l’aggiunta di un congedo al Mattutino e delle preghiere iniziali alle Laudi, per la recita privata). Ma sotto Pio XII fu vietato di anticipare le Laudi alla sera precedente, cosa che invece era prima permessa e anzi assai praticata (secondo un uso secolare condiviso dai paesi di tradizione slava): ne risultò che, mentre il Mattutino continuò a esser recitato la sera precedente, le Laudi per imposizione si recitassero al mattino successivo, generando una separazione tra i due uffici che storicamente non ha alcun motivo di esistere. Inutile aggiungere che questa separazione si fa’ ancora più marcata nel nuovo rito, dove, con la liberalizzazione dell’Ufficio delle Letture, di fatto esso è l’unico di tutto il Cristianesimo a non avere un’officiatura notturna!
  • Il salmo penitenziale: il Breviario del 1568 faceva iniziare quotidianamente, tranne la domenica, le Laudi con il salmo davidico penitenziale (50), condividendo questo carattere con i riti orientali (che lo inseriscono tanto nella parte terminale del Mattutino quanto all’inizio delle preghiere private del risveglio). Dal 1911 in poi, però, si dovette “sfruttare” anche il posto del primo salmo per poter terminare il Salterio; nondimeno si elaborò uno schema definito Laudes II, da utilizzarsi in Avvento, Quaresima e nei giorni penitenziali, in cui l’ufficio inizia sempre con il salmo 50 (e il salmo che al suo posto starebbe negli altri tempi viene “ricuperato” aggiungendolo a Prima). Non esiste nulla di tutto ciò nel moderno breviario: la riduzione del concetto di penitenza nella liturgia, volta all’eliminazione del senso del peccato, è uno dei capisaldi del modernismo!
  • I salmi e i cantici: nel Tridentino il salterio delle Laudi presenta 4 salmi (compreso quello penitenziale) e un cantico veterotestamentario; solo il cantico e il secondo salmo però cambiavano a seconda del giorno della settimana, mentre gli altri restavano uguali; la riforma del salterio di Pio X dovette per necessità scalzare questi salmi fissi per poter distribuire i salmi sopravanzati dalla riduzione del Mattutino: essa abolì anche il “doppio salmo” del Tridentino, in modo che l’Ora abbia 4 salmi e un cantico. Ma S. Pio X decise anche di sostituire tutti i cantici veterotestamentari con altri più brevi, per alleggerire l’ufficio, riservando quelli tradizionali allo schema penitenziale succitato; così facendo, però, per due terzi dell’anno non si recitano quei cantici che, per quanto lunghi, hanno la loro fissazione nell’età apostolica (sono gli stessi delle 9 odi del Canone del Mattutino bizantino).
  • Nella moderna liturgia horarum i salmi recitati sono solamente tre, di cui un cantico (ma per differenziare lo schema quadrisettimanale vengono introdotti numerosi “cantici” che nulla hanno a vedere con la tradizione); viene da chiedersi in che modo il concetto di “Ora maggiore”, tanto esaltato dai moderni liturgisti, è stato difeso, visto che il numero dei suoi salmi è stato ridotto a quello di un’ora minore …
  • Le Lodi: in tutte le liturgie cristiane il momento del sorgere del sole è accompagnato alla lode a Dio, ringraziamento per il dì novello ed esultanza nel Signore che verrà vittorioso, espressa attraverso il canto dei tre salmi laudativi per eccellenza (148, 149 e 150) detti Laudate e tradendi all’ufficio stesso il nome di “Laudi”. Essi si ritrovano nella liturgia orientale (sono i veri e propri αἶνοι del Mattutino), nell’ufficio monastico e nel Breviario Tridentino. Quanti ebbero a dispiacersi quando S. Pio X soppresse quest’antichissima usanza, privando di fatto l’ora medesima delle Laudi del suo senso! Al suo posto, si limitò a prescrivere quotidianamente, come quinto salmo delle nuove Laudi, uno dei salmi 145-150, tutti a carattere più o meno laudativo, escludendo però il 149 (che inizia con il verbo Cantate e non Laudate), uno dei pochi che aveva diritto di esserci: in questo modo la Liturgia romana divenne l’unica a non avere le Lodi, pur avendo un’intera ora liturgica dedicata a questo rito non più esistente!
  • Nel breviario postconciliare anche il “contentino” del Divino afflatu fu eliminato, e solo le Laudi della domenica terminano con un salmo laudativo. Avendo compreso questo abuso, i moderni preferirono cambiare il nome di quest’ora liturgica (se in italiano restano chiamate Lodi mattutine, in inglese e nella maggior parte delle altre lingue lo si è volto in Morning prayer, ignorando che la “preghiera del mattino” è tutt’altro, per la tradizione antica!)
  • Il capitolo, l’inno e il verso: non molte modifiche sono state apportate fino al 1970 a questa parte, che dal 1911 in poi ricoprì sempre più importanza, essendo l’unica ad avere parti proprie dell’ufficio di un santo minore. La moderna Liturgia Horarum stravolge in due punti l’uso tridentino: sposta l’inno (che si trovava in questa posizione come testimonianza della sua origine alloctona, essendo la composizione ecclesiastica inizialmente estranea all’ufficio romano) all’inizio dell’ora; fa seguire un breve responsorio al capitolo (che viene ribattezzato “lettura breve”), volendosi conformare all’uso benedettino, ma sopprimendo in compenso quei versetti scritturali dal grande valore icastico che nei vecchi breviari si cantano subito dopo l’inno.
  • Le preci feriali: in tutti i giorni penitenziali, fino al 1955, vigeva la prescrizione di recitare inginocchiati delle preghiere, di origine antichissima: esse contengono il Kyrie, il Pater, versetti scritturali e orazioni che ricordano le ektenie che costellano gli uffici orientali. Sotto Pio XII si ridusse la loro recita ai soli mercoledì e venerdì di Avvento e Quaresima, e al mercoledì, venerdì e sabato delle Tempora. Un ben mero ruolo, per una sì antica prece … Ma essa fu destinata all’estinzione dai riformatori del Vaticano II, i quali preferirono sostituirla con delle “invocazioni” scritte sul modello delle preghiere dei fedeli della Messa, le quali, con il loro stile fumoso e umanista, nemmeno possono competere con le antiche preci feriali.
  • Le commemorazioni e il suffragium: all’orazione del giorno seguivano numerose commemorazioni degli uffici impediti (santi minori, feria o domenica corrente …), costituite da un’antifona, un versetto e un’orazione: esse erano il residuo dell’assai impegnativo uso monastico dei primi secoli, che in caso di occorrenza prevedeva di recitare dapprima tutto l’ufficio di rango superiore, e poi iterarlo con l’ufficio di rango inferiore. Pio XII prima e Giovanni XXIII poi abolirono moltissime di queste commemorazioni (i santi che cadono in  domenica, per esempio), le quali nel nuovo breviario si riducono a un uso facoltativo in pochi giorni dell’anno (è da considerare che riducendo le feste si riducono gli uffici da commemorare…).
  • Altra particolarità del Tridentino era l’avere quattro suffragi particolari, con lo stesso modello delle commemorazioni, ma da ripetere ogni giorno: erano dedicati alla Santa Croce, alla Beata Vergine, ai Ss. Apostoli Pietro e Paolo e alla Pace. Essi erano già una forte riduzione rispetto alla proliferazione (anche 10!) prodotta dal devozionismo medievale, che rischiava di diventar bandiere di superstizione. Pio X condensò tutti i quattro suffragi, mal sopportati dal clero, in un unico, più lungo, dedicato alla Vergine e a tutti i Santi, il quale fu però inspiegabilmente abolito nel 1961.
  • Le preghiere finali: fino al 1955, al termine delle Laudi si recitavano un Pater, un versetto, l’antifona mariana con le sue preci e, nell’uso monastico, l’Angelus. Poi queste, insieme a tutte le altre preghiere “accessorie”, furono soppresse: avremo più avanti modo di parlarne.

Tabella comparativa

Nulla a che ridire sul fatto che le Laudi siano stata l’ora più rovinata da S. Pio X: se la riforma del mattutino era un taglio veramente utile, mi è difficile capire quanto tempo si risparmi omettendo i salmi laudativi, considerando poi che essi sono la ragione stessa dell’Ufficio…


Tridentinum 1568
Divino afflatu 1911
Rubricarum 1961
Liturgia Horarum 1970
Recitato
Cantato
Recitato
Cantato
Recitato
Cantato
Recitato
Cantato
Schema I
20m
50m
15m
35m
12m
30m
10m
20m
Schema II
20m
45m
15-18m
35-40m

IV. L’ora Prima


Ah, quanto abbiamo a dolerci sulla sorte di quest’ora, interamente soppressa dai riformatori, sulla scorta di una inspiegata volontà della costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium. Alcuni sostenitori della Liturgia Horarum provarono dunque a elaborare una tesi, secondo la quale quest’ora era un inutile doppione di Laudi. Possiamo contestare quest’opinione per tre vie:
  • Via storica: nelle liturgie orientali vi è l’Ora Prima. Ora, sappiamo che le liturgie orientali sono immutate dal IV secolo: dunque all’epoca di Costantino esisteva l’Ora Prima. Trovo un po’ improbabile che ai tempi delle catacombe si sia pensato a inutili doppioni …Senza considerare che, da Giustino a Tertulliano, tutti quelli che descrivono la giornata di preghiera del cristiano distinguono il momento del risveglio da quello dell’alba.
  • Via testuale: i testi dell’Ora Prima sono completamente diversi da quelli di Laudi, e non sono nemmeno identici a quelli di una qualsiasi ora minore. Ergo non sono certo una fotocopia dell’una o dell’altra.
  • Via simbolica: le Laudi, abbiam detto, rappresentano il momento dell’alba, del sole che sorge; nel Medio Oriente, alle 6-7 del mattino, il sole è già abbondantemente sorto, e quindi l’Ora Prima si configura come il primo ufficio liturgico del giorno, mentre Laudi erano un ponte tra l’ufficio notturno (cui non a caso erano unite) e quello diurno. Inoltre, l'ora Prima è l'ora della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Analizziamo rapidamente i mutamenti subiti dall’ufficio nella storia precedente il 1970:
  • Le preghiere iniziali: dal 1955, con l’abolizione delle preghiere “accessorie”, non sono più obbligatori il Pater, l’Ave e il Credo all’inizio di quest’ora. Prima, il chierico era chiamato a rinnovare la propria professione di fede mediante il simbolo apostolico tre volte al giorno (prima del Mattutino, e dunque alla fine della notte; all’ora Prima, e dunque al mattino; al termine della Compieta, e dunque allo scender della notte): di conseguenza, ora tutto l’ufficio può recitarsi senza mai esprimere la propria fede con le chiare parole tradite dagli scritti apostolici!
  • L’inno: il glorioso inno Jam lucis orto sidere è stato riutilizzato nel breviario del 1970 come uno dei molteplici inni delle Laudi. Questa scelta, maturata per non perdere uno degli inni più belli della tradizione latina, ha però ben poco senso: abbiam detto che le Laudi sono la preghiera del sorgere del sole, mentre questo inno inizia con le parole Ormai sorto l’astro di luce, proprio perché si riferiva alla prima ora canonica del giorno. In questo modo, nel breviario moderno, si canterà il Benedictus al sole sorgente quando pochi minuti prima si è detto che il sole era già sorto!
  • I salmi: l’ora Prima tridentina ha sempre quattro salmi, di cui uno variabile a seconda del giorno della settimana, e tre fissi (il 117 e i primi due catismi del 118); la riforma del salterio di S. Pio X mantenne questo schema per la domenica, mentre cambiò quella degli altri giorni: mantenne il salmo variabile del 1568, sostituendo però i tre fissi con altri due mobili, per poter completare la recitazione di tutti i salmi durante la settimana. Fino al 1961, nei tempi penitenziali, si aggiungeva anche il salmo tralasciato a Laudi.
  • Il cantico atanasiano: fino al 1955 era prescritto di recitare questo meraviglioso poema di S. Atanasio d’Alessandria, una sintesi impareggiabile di tutta la dottrina cattolica sulla SS. Trinità, in tutte le domeniche dopo Pentecoste. Pio XII ridusse quest’uso alla sola domenica della SS. Trinità: certamente fu una notevole riduzione, data la lunghezza del testo, ma a molti lasciò deluso il non poter più inneggiare settimanalmente al Dio Trino ed Uno con le magnifiche parole del Padre alessandrino. Cosa dire della liturgia del 1970, dove anche quell’unica volta in tutto l’anno è stata soppressa, con conseguente pericolo per la fede ortodossa nella Trinità, che non viene più rinnovata dai chierici. Ma forse le parole fortemente stringenti di S. Atanasio sull’extra Ecclesiam nulla salus eran poco adatte a un breviario uscito dal Vaticano II …
  • Le preci feriali e domenicali: fino al 1961, quando Giovanni XXIII le abolì, in tutte le ferie e domeniche dell’anno e nelle feste semidoppie si recitavano delle antichissime preci, contenenti il Kyrie, il Pater, il Credo, il salmo 50, il Confiteor… Nei giorni penitenziali, poi, venivano aggiunti anche il salmo 102 (alcune parti), il Trisagio greco e alcuni versetti salmici incipienti con le parole Libera o Eripe. Molti liturgisti espressero la loro perplessità circa questa soppressione, che di fatto cancellava il Trisagio greco dall’intera liturgia romana (fatto salvo il Santo Venerdì).

Tabella comparativa

Di quante cose si è privata la liturgia postconciliare abolendo l’ora Prima! Tra tutte, l’Officio del Capitolo, serie di preghiere (Kyrie, Pater, salmo 89, un’orazione e una benedizione) derivanti dall’antica officiatura monastica (presso i domenicani nel Medioevo erano dette separatamente dall’ora), con le quali si supplicava al Signore che custodisse i suoi servi senza peccato e dirigesse le loro azioni nel corso del giorno. Si sono anche privati della recita pubblica del Martirologio, che ha sicuramente determinato un calo della coscienza dei Santi della Chiesa (soprattutto dei martiri romani, i primi a essere venerati dalla Chiesa Cattolica ed eppure tanto ignorati dai moderni), nonché la perdita di alcuni testi di vera poesia (come il suggestivo annunzio della Natività che si faceva alla vigilia, detta Kalenda di Natale). Ma soprattutto, si sono privati del ricordo canonico della Risurrezione, che come già abbiamo detto è avvenuto all'Ora Prima. Bisogna però riconoscere che la soppressione di Prima aveva i suoi germi nello svilimento dell’ora canonica attuato nella seconda metà del XX secolo, con l’abolizione di moltissime delle preghiere tradizionali.



Tridentinum
1568
Divino afflatu 1911
Rubricarum 1961
Liturgia Horarum 1970
Recitato
Recitato
Recitato
Recitato
Feste doppie
11-12m
10-11m
10m
0m
Ferie penitenziali
20m
18m
Altri giorni
17-20m
15-18m

V. Le Ore minori


Non sono mai state apportate storicamente delle modifiche alla struttura generale delle ore minori (Terza alle 9, Sesta alle 12, Nona alle 15). Solo la salmodia è stata modificata da S. Pio X, che ha cancellato l'antico uso di recitare ogni giorno tutto il salmo 118 in queste ore minori (tre catismi per ciascuna), riservandolo alla sola domenica, e sfruttando gli altri giorni per completare la distribuzione del salterio. La Liturgia Horarum del 1970 ha cercato di riportare la recita di parti del salmo 118 durante la settimana, ma in modo alquanto approssimato, senza un senso preciso, in modo da non risultare né tradizionale (come nel Tridentino), né consequenziale (come nel Divino Afflatu, dove almeno i salmi si susseguono secondo l'ordine numerico). Piccole riforme occorse durante l'ultimo secolo sono state l'abolizione delle preci feriali per i giorni penitenziali (sotto Giovanni XXIII, ma in fondo non erano originarie dell'ufficio, bensì vi erano state aggiunte sul modello delle altre ore, ed erano peraltro molto brevi e poco significative), e, dopo il Concilio Vaticano II, la soppressione del responsorio breve (equivalente al prokimenon dell'uso orientale, e dunque molto antico), nonché l'introduzione di alcune orazioni conclusive fisse per le varie ore canoniche (a discapito dell'orazione del tempo o del Santo).
Questo per quanto riguarda i testi in sé. Due gravi modifiche sono però state apportate nel modo di recitare l'ufficio: nel 1955 Pio XII, per "purificarlo", tolse via tutti i Pater Noster e le Ave Maria che si recitavano all'inizio e alla fine di ciascuna ora. Queste sono l'evoluzione delle pause di silenzio (anticamente, non esistendo altre indicazioni di tempo, si raccomandava di sostare tempore unius "Pater Noster" vel similia), introdotte per evitare che, con la recitazione consecutiva delle tre ore minori (frequentissima nella lettura privata, e non infrequente alcuni secoli fa nelle cattedrali e in quegli altri siti ove venivano cantate senza obbligo della veritas horarum, così come in quei luoghi ove su influenza orientale si celebravano le Ore Regali, ossia le tre ore minori consecutive, alla vigilia delle grandi feste), gli uffici si susseguissero in modo frettoloso, senza tempo di meditare accuratamente sulla preghiera innalzata. Erano assai sensate anche negli uffici detti separatamente, perché aiutavano il raccoglimento. Tutti questi elementi utili ad accrescere la devozione del chierico recitante sono però inattuati da sessant'anni a questa parte.
Nel 1970, cosa gravissima e inaudita, si tolse l'obbligo a tutti i chierici (tranne i monaci) di recitare tutte e tre le ore minori, riducendo l'imposizione a una sola delle tre a scelta (definita dunque "Ora media"): in questo modo è venuto meno il concetto di santificazione della giornata in ogni momento, senza considerare la riduzione all'inverosimile del tempo e dei momenti di preghiera, e abbiam già più volte ribadito quanto questo sia dannoso per un religioso (e anche, vien da dire, visto che le tre ore rappresentano i tre momenti della Passione di Nostro Signore, per quale motivo se ne debba commemorare un solo, come se il Signore fosse stato crocifisso senza esser prima stato processato, o morisse senza prima esser stato crocifisso)...


Tridentinum
1568
Divino afflatu 1911
Rubricarum 1961
Liturgia Horarum 1970
Recitato
Recitato
Recitato
Recitato
Terza
6m
5-6m
4-5m
4m
Sesta
6m
5-6m
4-5m
Nona
6m
5-6m
4-5m
TOTALE
18m circa
16m circa
13m circa
4m circa

CONTINUA prossimamente

2 commenti:

  1. Riguardo i suffragi particolari del breviario tridentino, vedo che ce n'è un quinto dedicato al titolare della chiesa. Immagino si debba dire solo se si recita in chiesa o cappella, non in forma privata. Nel caso come funziona? Alle lodi si usa l'antifona delle lodi e al vespro quella del vespro? Con relativi responsori?

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    1. Riposti per cortesia la domanda nella sezione "Domande e risposte", così sarà più facilmente fruibile per i lettori. Le rispondo lì.

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