venerdì 5 gennaio 2018

Il triplice mistero dell'Epifania

Pur essendo uno dei fondamenti della teologia della grande festa dell'Epifania (una delle sei feste cardinali della tradizione latina e una delle dodici feste maggiori della tradizione greca), è assai poco noto a livello generale che la festa suddetta commemora un triplice mistero. Leggiamo a tal proposito il testo dell'Antifona al Benedictus che si canta durante le Laudi di questa festa:


Hódie cælésti sponso juncta est Ecclésia, quóniam in Jordáne lavit Christus ejus crímina: currunt cum munéribus Magi ad regáles núptias, et ex aqua facto vino lætantur convívæ, allelúja.

Oggi allo Sposo Celeste è unita la Chiesa, poiché nel Giordano Cristo ha lavato i suoi peccati: accorrono i Magi coi doni alle nozze regali, e dell'acqua mutatasi in vino si allietano i convitati, alleluja.

Da quest'antifona ben capiamo che tre sono i misteri celebrati nella festa dell'Epifania, e corrispondono alle tre manifestazioni iniziali della Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo (tale è infatti il significato della parola Ἐπιφάνεια, e ancor meglio di Θεοφάνεια, come i Greci chiamano questa festa):

  • L'adorazione dei Magi
  • Il Battesimo di Nostro Signore Gesù Cristo nel Giordano
  • Il miracolo compiuto alle Nozze di Cana
L'adorazione del Cristo infante come il Re dei Re della terra, l'inizio della sua vita pubblica e la vocazione dal cielo "Tu se' il figliuolo mio diletto, in te ho posto il mio compiacimento", il primo miracolo pubblico, sono tutte manifestazioni eloquenti della Divinità di Cristo, così come la festa della Circoncisione, il 1 gennaio, era una manifestazione eloquente della sua Umanità, risultando così spiegata attraverso questo ciclo di feste natalizie anche l'unione ipostatica delle due nature nell'unica persona del Figlio. Queste tre manifestazioni divine, pur avvenuta in anni diversi, in giorni diversi, sono festeggiate insieme, a cagion della strettissima relazione intrinseca, il 6 di gennaio, 12 giorni esatti (numero altamente simbolico) dopo il Natale di Gesù; questa triplicità del mistero dell'Epifania è condivisa da tutte le tradizioni cristiane, essendo la festa delle Sante Teofanie (ecco spiegato perché i Greci più correttamente usano il nome al plurale) una delle più antiche e venerate di tutta la Chiesa. Cionondimeno, ciascuna tradizione sviluppò indipendentemente il ricordo di questi tre misteri, spesso slegandoli l'uno dall'altro e spostando la memoria di alcuni in altri giorni dell'anno liturgico.

Particolarmente, la Chiesa Latina dedicò tutta l'attenzione della festa del 6 gennaio all'Adorazione dei Magi: tutti i Padri Latini, nei loro sermoni, abbenché ricordino sempre in principio la triplicità del mistero, preferiscono concentrarsi sui doni portati dai Re dell'Oriente al Bambino Divino. Così anche la liturgia, che dedica la quasi totalità delle sue antifone e dei suoi inni, nonché i salmi del Mattutino e le letture della Messa, al tema dell'Adorazione dei Re Magi. Per di più, tra gli uffici particolari di questa festa, ricordiamo la benedizione solenne dell'oro, dell'incenso e della mirra che è prevista dal Rituale Romanum dopo la S. Messa, e la peculiare struttura del Mattutino, che omette l'Invitatorio per poter cantare nel cuore dell'ufficiatura (al settimo salmo) il Venite adoremus intercalato dai versetti del salmo XCIV, che ben si adatta al tema dell'Adorazione dei Magi.
Suggestiva, ma probabilmente falsa, è la supposizione che offre il Gueranger del perché la Chiesa Romana abbia prediletto questo tema nella costruzione della sua liturgia dell'Epifania: "La ragione della preferenza della Chiesa Romana per il mistero della Vocazione dei Gentili - dice l'abate, riferendosi alla chiamata all'adorazione dei Magi, che giudei non erano - deriva dal fatto che questo grande mistero è sommamente glorioso a Roma che, da capitale della gentilità quale era stata fino allora, è diventata la capitale della Chiesa cristiana e dell'umanità, per la vocazione celeste che chiama oggi tutti i popoli alla mirabile luce della fede, nella persona dei Magi".

La Chiesa Greca, invece, passa assai sotto silenzio questo mistero, che ha già onorato nei testi liturgici della festa della Natività (Μάγοι δὲ μετὰ ἀστέρος ὁδοιποροῦσι, recita il quarto verso del Kontakion di Natale). Essa preferisce concentrare la sua liturgia sul Battesimo di Cristo, sull'iniziazione della sua vita pubblica, con il quale adempie alle profezie (i tropari ripercorrono squisitamente tutti i testi dell'Antico Testamento che parlano del Giordano, dal bagno purificatore di Eliseo al Jordanis conversus retrorsum del salmo CXIII, rileggendoli in chiave profetica e cristologica) e offre a tutti gli uomini la salvezza e l'appartenenza alla sua Chiesa mediante questo gran Sacramento. Le cerimonie che si officiano in questo giorno nel rito bizantino comprendono dunque la lettura di numerose profezie e del Battesimo secondo i tre sinottici, e culminano con la solenne e popolare cerimonia della Grande Santificazione delle acque.
La Chiesa latina non omette certo di fare memoria di un fatto fondamentale dell'economia salvifica di Cristo, quale il Santo Battesimo di Nostro Signore, ma predilige per questa commemorazione il giorno ottavo dell'Epifania (13 gennaio), così da mantenere all'interno di questo ciclo temporale la memoria, senza però sovraccaricare il giorno della festa già impegnato dall'Adorazione dei Magi. Cionondimeno, per singolare conservazione dell'uso antico, anche la prima lettura scritturale e i primi due responsori del Mattutino della festa stessa riguardano il mistero del Battesimo.

Infine, la memoria del miracolo delle Nozze di Cana, un po' forse offuscata dalle due precedenti, ancorché si possa ritrovare in qualche antifona della festa, è, nella Chiesa Latina, traslata alla II domenica dopo l'Epifania (essendo la domenica fra l'Ottava occupata dal Vangelo dell'Invenzione di Gesù nel tempio).
Particolare è il fatto che la Chiesa Ambrosiana e Mozarabica, pur ereditando la struttura triplice (l'antifona delle Laudi summenzionata è anche un'antifona della Messa Ambrosiana di questo giorno), accostino, forse per pura analogia con il miracolo di Cana, il mistero della moltiplicazione dei pani e di pesci; tal fatto, pur tollerato da Roma in queste due liturgie, non è mai stato accettato pienamente nella teologia della Chiesa e tantomeno nel Rito Romano, imperocché viene a tradire l'antichissima tradizione, ricca di significati mistici e simbolici, della triplicità dei misteri.

Per concludere con un ritorno all'antifona da cui siamo partiti, con queste parole il Gueranger esalta la festa dell'Epifania: "Fin da oggi tu cominci, o divino Re, ad allontanare da te la Sinagoga che disprezza il tuo amore; oggi stesso accetti per Sposa la Gentilità, nella persona dei Magi. Presto la tua unione con essa sarà proclamata sulla croce, dall'alto della quale, volgendo le spalle all'ingrata Gerusalemme, stenderai le braccia verso la moltitudine dei popoli. O gioia ineffabile della tua Nascita!", richiamandosi al sublime matrimonio spirituale tra Cristo e la sua Chiesa, eletta e onorata Regina del Re dei Re e del Signore dei Signori, matrimonio che Innocenzo III Papa ben descrive, ribadendo confermando la triplicità del mistero, matrimonio "che fu promesso al patriarca Abramo, giurato al re David, compiuto in Maria divenuta Madre, e oggi consumato, confermato e proclamato: consumato nell'adorazione dei Magi, confermato nel Battesimo del Giordano e proclamato nel miracolo dell'acqua mutata in vino", in modo tale che veramente possiamo proclamare che oggi allo Sposo Celeste è unita la Chiesa.

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