sabato 6 gennaio 2018

Omelia di San Leone Magno per l'Epifania

SECONDO SERMONE DI S. LEONE MAGNO
TENUTO NELLA FESTA DELL'EPIFANIA
(XXXII della Patrologia del Migne)


Gioite nel Signore, o dilettissimi, di nuovo dico, gioite: perché dopo breve intervallo di tempo dalla solennità della Nascita di Cristo, risplende la festa della sua manifestazione: e colui che in quel giorno la Vergine diede alla luce, il mondo l'ha riconosciuto quest'oggi. Infatti il Verbo fatto uomo dispose il suo ingresso nel mondo in tal maniera, che il bambino Gesù fu manifestato ai credenti e occultato ai suoi persecutori. Fin d'allora dunque "i cieli proclamarono la gloria di Dio, e il suono della verità si sparse per tutta la terra", quando una schiera d'Angeli apparve ai pastori per annunziare loro la nascita del Salvatore, e una stella fu di guida ai Magi per venire ad adorarlo; affinché dall'oriente fino all'occidente risplendesse la venuta del vero Re, perché così i regni d'Oriente appresero dai Magi gli elementi della fede, ed essi non rimasero nascosti all'impero Romano. Poiché anche la crudeltà d'Erode, che voleva soffocare in sul nascere il Re che gli era sospetto, serviva, a sua insaputa, a questa diffusione della fede; ché, mentre intento a un atroce delitto perseguitava, con un massacro generale di bambini, l'ignoto bambino, ovunque più solennemente si spargeva la fama della nascita annunziata dal dominatore del cielo, rendendola più pronta e più atta alla divulgazione, e la novità d'un segno nuovo nel cielo e l'empietà del crudelissimo persecutore. Allora pertanto il Salvatore fu portato anche in Egitto, affinché questo popolo, in preda a vecchi errori, fosse preparato, con una grazia secreta, a ricevere la sua prossima salute; e affinché, prima ancora d'aver bandito dall'animo la superstizione, ricevesse già ospite la stessa verità.

Giustamente, dilettissimi, questo giorno, consacrato alla manifestazione del Signore, è festeggiato con particolare solennità in tutto il mondo: esso deve risplendere nei nostri cuori con adeguata luce, sicché noi possiamo venerare i fatti compiuti non solo credendoli, ma anche comprendendoli.
L'accecamento dei Giudei sta a provare quale ringraziamento noi dobbiamo al Signore per la illuminazione delle genti. Chi mai è così cieco e tanto lontano dalla luce come quei sacerdoti e scribi israeliti? Interrogati dai Magi, e alla richiesta di Erode dove Cristo secondo le Scritture dovesse nascere, diedero, in conformità all'oracolo del profeta, una risposta che andava d'accorso con il segno della stella, la quale poteva certamente, lasciata da parte Gerusalemme, condurre i Magi fino alla culla del Bambino, come poi fece. Ma si voleva confondere la durezza dei Giudei, disponendo che non solo dal segno della stella, ma anche dalla loro stessa dichiarazione si scoprisse il luogo di nascita del Salvatore. Ecco dunque che l'oracolo del profeta già passava, come insegnamento, alle genti, e i cuori degli stranirei apprendevano il Cristo, preannunciato dalle antiche profezie; invece i Giudei, infedeli, proferivano con la bocca la verità e ritenevano nel cuore la mezogna. Non vollero conoscere con gli occhi colui che indicarono con i Sacri Libri. Non vollero adorare nella debolezza l'umile Bambino che poi, fulgente nella magnificenza dei prodigi, avrebbero crocifisso.
Come mai, o Giudei, avete una scienza così infruttuosa e una dottrina così vuota? Interrogati dove Cristo dovesse nascere, a memoria e con precisione rispondete ciò che avete letto: "A Betlemme di Giuda; così infatti è stato scritto dal profeta: E tu Betlemme, città di Giuda, non sei certo la minore fra le capitali di Giuda, perché da te uscirà un capo che guiderà Israele, mio popolo". Gli angeli ai pastori, e i pastori a voi annunciarono la nascita di questo principe, mentre le lontane nazioni degli orientali l'appresero dall'insolito splendore di una nuova stella. E perché non dubitassero circa il luogo del nato Re, la vostra cultura fece loro sapere ciò che la stella non aveva insegnato. Ma perché vi impedite la via che aprite agli altri? Perché dubitate con la vostra infedeltà di ciò che la vostra risposta rende manifesto? Voi indicate il luogo della nascita con la testimonianza della Scrittura; voi conoscete pure per attestazione del cielo e della terra che è giunto il tempo: tuttavia, mentre Erode accende l'animo alla persecuzione, voi indurite il vostro cuore a non credere. Certamente l'ignoranza dei fanciulli, che il persecutore uccise, fu più fortunata della vostra scienza che egli consultò nei suoi sospetti. Voi non voleste accogliere il regno di colui del quale sapeste indicare il paesello. Invece quelli seppero morire per colui che non potevano ancora confessare. Così, perché nessuna età fosse senza miracolo, Cristo prima dell'uso della lingua esercitava silenziosamente la potestà del Verbo, e quasi già diceva: "Lasciate che i bambini vengano a me, di tali è infatti il regno de' cieli". Egli con nuova gloria coronava i fanciulli e con i suoi inizi rendeva sacra l'infanzia.
In tal modo appare chiaro che nessuno è escluso dal Divin Sacramento [il Battesimo, ndt], anche quando quella età è stata idonea alla gloria del martirio.

Riconosciamo dunque, o dilettissimi, nei Magi adoratori di Cristo, le primizie della nostra vocazione e della nostra fede; e con animo esultante celebriamo i princìpi di questa beata speranza. Poiché fin d'allora cominciammo ad entrare nell'eterna eredità: fin d'allora ci si scoprirono i passi misteriosi della Scrittura intorno a Cristo; e la verità, che la cecità dei Giudei non accolse, sparse la sua luce in tutte le nazioni. Onoriamo dunque questo santissimo giorno in cui l'Autore della nostra salute s'è fatto conoscere: e quello che i Magi adorarono bambino nella culla, noi adoriamolo onnipotente nei cieli. E come quelli coi loro tesori offrirono al Signore dei mistici doni, così ancor noi sappiamo cavare dai nostri cuori dei doni degni di Dio. Infatti, benché egli sia il donatore di tutti i beni, vuol vedere il frutto della nostra laboriosità. Poiché il regno di Dio non è dato ai dormienti, ma a chi fatica e a chi veglia nella pratica dei comandamenti di Dio. Soltanto così ci è possibile non rendere inutili i doni di Dio e, attraverso ciò che egli ha donato, meritare quel che egli ha promesso. Pertanto esortiamo la vostra carità a che, astenendovi da ogni azione cattiva, seguiate la castità e la giustizia. I figli della luce devono deporre ogni opera delle tenebre. Cessate dagli odii, aborrite la menzogna, con l'umiltà distruggete la superbia; guardatevi dall'avarizia e amate la generosità. Occorre che le membra siano conformi al proprio capo per poter meritare die ssere a parte delle promesse della beatitudine: per Gesù Cristo Signor nostro, che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna, Iddio, nei secoli dei secoli. Amen.

Nessun commento:

Posta un commento