martedì 13 marzo 2018

Il rito dell'aperitio aurium

Nei primi secoli, a Roma, il mercoledì della IV settimana di Quaresima (altresì detto "in mediana"), si celebrava il peculiare rito dell'aperitio aurium dei catecumeni che avrebbero ricevuto di lì a poco il Battesimo durante la funzione pasquale. Pubblichiamo una traduzione italiana commentata del testo di tale celebrazione.

Tratto da: Card. A. I. Schuster OSB, "Liber Sacramentorum III - Mercoledì «in mediana»"


MERCOLEDÌ' «IN MEDIANA»
DOPO LA IV DOMENICA DI QUARESIMA

Colletta a San Menna

Stazione a San Paolo "in aperitione aurium"


La stazione odierna è intimata a San Paolo, perché la storia della sua conversione, quando fu abbagliato dalla luce celeste sulla via di Damasco, lo rende il prototipo e il modello dei catecumeni. La funzione s'intitola altresì in aperitione aurium, perché in senso spirituale vi si rinnovava il miracolo che operò Gesù nel risanare il sordo. Il Pontefice con riti magnifici spiegava per la prima volta ai candidati pel battesimo il Simbolo di Fede, l'Orazione domenicale e l'inizio dei quattro santi Vangeli, e le orecchie dei catecumeni, sino allora sorde alle parole della verità, si aprivano per la prima volta ad ascoltare la parola di vita eterna.

Tutta la messa ha un carattere particolarmente battesimale.

[...]

Dopo la colletta, anticamente il diacono invitava i catecumeni ad entrare nella basilica per l'aperitio aurium; ne riassumeremo il rito, giusta gli Ordini Romani.

Diac. Catechumeni procedant. - S'avanzino i catecumeni.
(Segue l'appello nominale fatto da un accolito.)
Diac. Orate, electi, flectite genua. - Il diacono dispone gli uomini a destra e le donne a sinistra, e dice: Pregate, o eletti, inginocchiatevi.
Catec. Pater noster etc. - Padre nostro ecc. (Uno probabilmente lo recitava a nome di tutti).
Diac. Levate. Complete orationem vestram in unum, et dicite: Amen. - Sorgete; conchiudete tutti insieme la vostra preghiera e dite: Cosi sia.
Catec. Amen. Cosi sia.
Diac. Signate illos, accedite ad henedictionem. Rivolto ai padrini e alle madrine: Fate loro il segno di Croce. Rivolto ai catecumeni: Appressatevi a ricevere la benedizione.
Padr. o madr. In nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti. - I padrini e le madrine col pollice fanno un segno di croce sulla fronte dei propri figliocci, dicendo: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Accol. In nomine Patis etc. - L'accolito, originariamente forse l'Esorcista, ripete il medesimo rito sui maschi: Nel nome del Padre ecc.; impone quindi su ciascuno le sue mani ; e a gran voce, in atto di comando, recita la seguente formula di esorcismo:

I Esorcismo.

"O Dio d'Abramo, Dio d'Isaac, Dio di Giacobbe, Dio che sul monte Sinai apparisti al tuo servo Mosè, e traesti fuori dall'Egitto i figli d'Israel, assegnando loro l'Angelo della tua misericordia che li custodisse cosi di giorno come di notte; ti preghiamo, o Signore, mandaci il tuo santo Angelo, il quale custodisca parimenti questi tuoi servi, e li faccia giungere alla grazia del tuo battesimo.
Perciò, o maledetto avversario, riconosci la tua condanna, dà gloria al Dio vivo e vero, dà gloria al Figlio suo Gesù Cristo e allo Spirito Santo. Partiti da questi servi di Dio, poiché Gesù Cristo, Dio e Signore nostro, si è degnato già di chiamarli alla sua santa amicizia, a ricevere la sua benedizione e alla grazia della fonte battesimale. Tu, o maledetto avversario, non osare quindi di profanare mai più questo santo segno di Croce che noi ora imprimiamo sulle loro fronti."

Lo stesso rito si compie sulle femmine; solo che l'esorcismo è il seguente:

"O Dio del cielo, della terra, Dio degli Angeli, degli Arcangeli,Dio dei Profeti, dei Martiri, Dio di tutti i giusti. Dio la cui gloria confessa ogni lingua in cielo, in terra e negli abissi, ti invoco, o Signore, affinché ti degni di custodire e di far giungere queste tue serve alla grazia del tuo battesimo.
Perciò, o maledetto avversario, ecc."

II Esorcismo.

All'invito del diacono: « Pregate eletti » ecc. (si ripete tutta la prima parte della cerimonia) un secondo accolito fa la Croce sulle fronti dei catecumeni, impone loro le sue mani e dice:

"Ascolta, o maledetto avversario, io ti scongiuro pel nome dell'eterno Dio e del Salvatore nostro Gesù Cristo, affinché tu ripieno di lutto e di dolore te ne parta, vittima della tua stessa invidia. Tu non hai nulla più di comune con questi servi di Dio, che nutrono già dei pensieri celesti, e che sono ormai pronti a sconfessare te insieme col mondo, onde vivere nella beata immortalità. Dà gloria allo Spirito Santo che già sta per venire; discenda Egli dal più alto dei cieli, e sventate le tue frodi, renda tempio e soggiorno della Divinità i cuori già prima purificati e santificati nella fonte divina.Cosi questi servi di Dio, liberati da ogni macchia di colpa precedente, rendano perenni grazie a Dio e nell'eternità benedicano il suo santo Nome. Per il Signore nostro Gesù Cristo che per mezzo del fuoco finale verrà a giudicare così i vivi che i morti e il presente mondo."

Si compiva l'identico rito sulle femmine; solo la forma dell'esorcismo variava:

"Dio d'Abramo, Dio d'Isaac, Dio di Giacobbe, Dio che ammaestrasti le tribù d'Israel e liberasti Susanna dal delitto che le era stato apposto, ti prego e ti scongiuro, o Signore, che liberi queste tue serve, e ti degni di farle giungere alla grazia del tuo battesimo.
Perciò, o maledetto avversario, ecc."

III Esorcismo.

Si ripete per la terza volta da un altro accolito il rito precedentemente descritto; muta solo l'esorcismo:

"Io ti scongiuro, o immondo spirito, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, di partirti da questi servi di Dio. O dannato e maledetto, te lo comanda quello stesso che camminò sulle onde a piedi asciutti, e che porse la sua destra a sorregger Pietro che stava per sommergersi.
Perciò, o maledetto avversario, ecc."

Per le femmine l'esorcismo era il seguente:

"Io ti scongiuro, o spirito immondo, per il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che esca e ti parta da queste serve di Dio. Te lo comanda quegli stesso, o maledetto dannato, che apri gli occhi al cieco nato, e che dal sepolcro richiamò a vita Lazzaro, morto già da quattro giorni.
Perciò, o maledetto avversario, ecc."


IV Esorcismo (sacerdotale).

Dopo il triplice esorcismo degli accoliti, segue quello del sacerdote:

Diac. Pregate, o eletti, ecc.

I padrini fanno un nuovo segno di Croce sulla fronte dei loro figliocci; uno dei presbiteri traccia ancor
egli il segno di Croce e impone poscia a ciascuno degli eletti le sue mani sul capo recitando la seguente orazione. È da notarsi però che, diversamente dagli esorcisti che si rivolgono a minacciare il demonio, il presbitero non lo degna neppure d' una parola, ma si rivolge direttamente a Dio, di cui è ministro.

"Io scongiuro la tua eterna e giustissima misericordia, o Signore Santo, Padre onnipotente, Dio eterno d'ogni luce e verità, a favore di questi tuoi servi e serve, onde ti degni di illuminarli colla luce della tua cognizione. Concedi loro la vera sapienza, perché siano degni di aspirare alla grazia del tuo lavacro. Abbiano una ferma speranza, un retto proposito, una dottrina santa, affinché siano disposti a ricevere la grazia tua."

Diac. Pregate, o eletti, ecc. (come sopra).

Diac. (ai padrini e madrine): Fate loro il segno di croce. Levatevi in piedi con ordine e fate silenzio.

Fin dal secolo IX si leggevano oggi in Roma come nei di più solenni, le due lezioni dell'Antico Testamento assegnate nell'odierno Messale; però in origine, siccome queste dovevano essere già state lette nel primo scrutinio della settimana precedente, cosi gli Ordini Romani attribuiscono all' odierna stazione quest' altre letture:

In aurium aperitione

Isaiae: «Audite, audientes me et comedite honum»
Ad Coloss. « Expoliantes vos veterem hominem ».

Nella prima il Profeta descrive la dolcezza dei consigli di Dio sulle anime, consigli di misericordia e di sollecitudine più che materna. A sua conclusione si canta il responsorio tratto dal salmo 33, che veramente sembra rivolgersi ai catecumeni, ripromettendo loro dall'accesso al battesimo, luce, sicurezza e spirito filiale di timor santo di Dio.

La preghiera sacerdotale pone termine alla salmodia responsoriale : "O Dio, mentre il digiuno affligge le membra, deh! che la grazia della vera pietà e l'unzione del tuo divino Spirito arrechi conforto interiore all'anima, onde mitigato l'ardore degli affetti terreni possiamo più facilmente sollevarci alle cose celesti". Ecco ciò che ha confortato i martiri, gli antichi anacoreti e i penitenti; essi per il Cristo sostenevano aspri cimenti, ma li sosteneva la grazia e la gioia interna del cuore, che è precisamente uno dei doni dello Spirito Santo.

Nella seconda lezione tratta dall'epistola ai Cristiani di Colossi l'Apostolo spiega il simbolismo dei riti battesimali: Viene spogliato l'uomo vecchio colle sue inclinazioni, e viene indossato il nuovo, cioè il Cristo. Le virtù che distinguono il nuovo stato sono l'umiltà, la pazienza, e sopratutto la carità che è il glutine della santità. Il Cristiano dev' essere come una continua musica, un'armonia divina sulla cetra dello Spirito Santo, e di cui il diapason è il Cristo.

Segue il graduale derivato dal salmo 32, che descrive la felicità del popolo che accoglie il Verbo per retaggio. Dal Sacrario frattanto escono quattro diaconi coi volumi del santi Vangeli, che depongono ai quattro angoli dell'altare. Il Pontefice prende la parola per introdurre finalmente i candidati al battesimo allo studio del verbo evangelico.

Sacerd. Figli carissimi, prima di manifestarvi il Vangelo, cioè le opere di Dio, dobbiamo spiegarvene il carattere; che cosa sia questo Vangelo, donde derivi, quali parole riferisca, perché i Vangeli siano quattro e non più, quali ne furono gli autori, quali uomini erano questi quattro personaggi che vennero già preannunziati dal Profeta per suggerimento dello Spirito Santo; e tutto questo dobbiamo dichiararvi brevemente, perché senza queste spiegazioni non rimanga nella vostra mente qualche dubbio, ed essendo voi qui venuti perché i vostri orecchi si dischiudano alla verità, non abbiate invece a rimanerne sbalorditi dalla novità della cosa.
"Evangelo" propriamente significa lieta novella, quale appunto è l'annunzio del Signore nostro Gesù Cristo. Esso prende tal nome perché annunzia e dimostra come quegli che altra volta parlava per mezzo dei Profeti, alla fine dei tempi è venuto Egli stesso rivestito di umana carne, giusta le parole della Scrittura: Quegli che altra volta parlava per mezzo di messi, eccomi, sono venuto io in persona (Is., LII, 6).
Per spiegarvi poi brevemente che cosa importi questo Vangelo, e chi siano quei quattro personaggi già preannunziati dal Profeta, cominciamo coll' identificare per mezzo dei loro nomi personali i simboli che li prefiguravano. Dice Ezechiele: Questo era l'aspetto del loro volto; uno aveva faccia d'uomo, l'altro a destra di leone, un terzo di vitello e il quarto a sinistra di aquila. Nessun dubbio che i quattro rappresentati sotto questi tipi sono gli Evangelisti. I nomi degli autori dei Vangeli sono: Matteo, Marco, Luca e Giovanni.


Diac. Fate silenzio ed ascoltate con attenzione: "Comincia il santo Vangelo secondo Matteo, ecc.. Egli libererà il popolo suo dalle colpe".
Sac. Figli carissimi, per non farvi rimanere più a lungo sospesi d'animo, vogliamo esporvi il simbolo e il modo di scrivere di ciascuno degli Evangelisti. Perché dunque Matteo è prefigurato sotto il simbolo di un uomo? Perché sin dal proemio narra diffusamente la nascita del nostro Salvatore, descrivendone minutamente la genealogia. Egli così comincia: Albero genealogico di Gesù Cristo, figlio di David, figlio di Abramo. Voi stessi vedete che non senza buona ragione a quest'Evangelista è stato attribuito il simbolo dell'uomo, giacché comincia tosto a narrare della nascita umana del Cristo. Giustamente perciò questo simbolo fu attribuito in modo speciale a Matteo.

Diac. Fate silenzio, ecc. Comincia il santo Vangelo secondo Marco, ecc.. Egli poi vi battezzerà nello Spirito Santo.
Sac. L'Evangelista Marco ha per simbolo il leone, perché comincia il suo racconto dalla descrizione della vita di Giovanni nel deserto. Dice infatti: Voce d'uno che grida nel deserto: preparate
la via al Signore. Marco ha parimenti per simbolo il leone, perchè questi è il re degli animali e nessuno lo può sopraffare. Questo simbolismo del leone ha molti sensi nella Scrittura, giusta quel detto: Giuda, mio figlio, piccolo leone, tu veramente discendi dalla mia progenie. Ti adagiasti a dormire come un leone, e quasi un leoncino. Chi oserà di destarlo?.

Diac. Fate silenzio, ecc. Comincia il santo Vangelo secondo Luca ecc., per preparare al Signore un popolo fedele.
Sac. L'evangelista Luca ha per figura il vitello, a simiglianza del quale anche il Salvatore nostro venne immolato siccome vittima. Egli esordisce il Vangelo di Gesù Cristo cominciando a narrare di Zaccaria e di Elisabetta, dai quali, pur essendo assai inoltrati negli anni, nacque Giovanni il Battista. Luca viene giustamente simboleggiato dal vitello ; poiché le due corna significano l'uno e l'altro Testamento, le unghie poi delle quattro zampe, rappresentano i quattro Evangeli, che sembrano esordire bensì da debole principio, ma che in sè invece contengono ogni perfezione e sapienza ».

Diac. Fate silenzio, ecc. Comincia il santo Vangelo secondo Giovanni ecc., ... la pienezza della grazia e della verità.
Sac. Giovanni viene rassomigliato all'aquila, perché si eleva assai alto. Dice infatti: Da principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Questi era in principio presso Dio. David poi dice del Cristo: "La tua giovinezza, al pari d'aquila (che rinnova le penne) sarà rinnovellata, la giovinezza cioè del Signor nostro Gesù Cristo, il quale risorto da morte, salì al cielo". Perciò, anche la Chiesa che vi ha concepiti, e che vi porta ancora nel suo seno, adesso si gloria e a buon diritto ; perché essa vede infatti che tutti i suoi voti e desideri tendono al rinnovamento della Fede cristiana, allorché nel prossimo giorno della santa Pasqua voi rinascerete alla grazia per mezzo del lavacro battesimale. Così anche voi, come tutti i Santi, possiate ottenere la ricompensa ripromessa fedelmente all'infanzia spirituale da Gesù Cristo nostro Signore, il quale vive e regna per tutti i secoli.

Compiuta l'iniziazione dei catecumeni allo studio del santo Vangelo, s'insegnava loro il simbolo di fede, che, nella sua prima origine, era una formola battesimale di dottrina cristiana, che gli aspiranti al battesimo solevano apprendere a mente per poi recitare pubblicamente il sabato santo. Finché durò la legge dell'arcano, era vietato di scrivere il Credo su pergamena o papiro, ma doveva imprimersi a memoria, al fine di fare del simbolo come uno scudo spirituale di difesa, nelle tentazioni, nei pericoli. Anche oggi la Chiesa ne impone più volte al giorno la recita; nella messa, al principio e al termine dell'Ufficio divino; anzi, era uso dei medievali di recitarlo particolarmente quando si assistevano gli agonizzanti.

Traditio symboli.

Sac. Miei carissimi, prima di ricevere il sacramento del Battesimo, e innanzi di essere rigenerati in altra creatura per opera dello Spirito Santo, con tutto il vostro cuore accogliete quella fede, per mezzo della quale dovete essere santificati. Con una sincera conversione cambiate ormai animo, e rivolgetevi a Dio che diffonde la sua luce nelle nostre menti ; tanto più che ora venite iniziati al sacro arcano della formola dottrinale Evangelica, ispirata dal Signore e promulgata dagli Apostoli, concisa nelle parole, ma profonda nei suoi misteriosi concetti. Infatti, lo Spirito Santo che la dettò ai primi Maestri della Chiesa, espose questa Fede salutare con tale lucidezza di concetto e concisione di linguaggio, affinché quello appunto che voi dovete credere e sempre far oggetto delle vostre considerazioni, non potesse rimanere occulto al vostro acume, nè stancasse la vostra memoria. Ponete adunque grande attenzione ad apprendere il Simbolo, e quant' altro ora v'insegniamo, come venne già a noi insegnato. Non lo scrivete, no, sopra una materia corruttibile, ma sulle pagine del vostro cuore. Incomincia la professione della Fede che avete già abbracciato.

Nel VI secolo, quando il battesimo degli adulti era già divenuto una cosa rara, giacché tutti ormai ricevevano il Sacramento di rigenerazione nella loro infanzia, l'accolito prendeva in braccio o per
mano uno dei giovanetti catecumeni e si presentava al Pontefice.

Sac. In che lingua confessano il Signor nostro Gesù Cristo?
Acc. In greco.
Sac. Dichiara dunque la fede loro, quale essi professano.

Acc. (in greco). Io credo in un solo Dio ecc,
Sac. Figliuoli carissimi, avete ascoltato il Simbolo in greco, ora uditelo in latino.

L'accolito presentava allora i catecumeni latini.

Sac. In che lingua confessano nostro Signor Gesù Cristo?
Acc. In latino.
Sac. Dichiara la loro fede quale essi professano.
Acc. (in latino): Io credo ecc.
Sac. Ecco, o carissimi, il compendio della nostra Fede; eccovi il testo del Simbolo, composto non secondo le regole del comune linguaggio umano, ma ordinato da Dio. Nessuno può ritenersi incapace ad intendere e ad osservare queste cose. Qui si annunzia l'unità e l'uguaglianza di potere del Padre e del Figlio; qui si dimostra che l'unigenito Figlio di Dio, secondo la carne, nacque da Maria Vergine e di Spirito Santo; qui si dichiara la di lui crocifissione, sepoltura e la sua resurrezione il terzo giorno; qui si professa la sua ascensione al cielo, si dichiara che Egli siede alla destra del Padre d'ogni maestà, e si confessa che dovrà venire un giorno a giudicare tutti i vivi e i morti. Qui si riconosce allo Spirito Santo la medesima indivisa divinità del Padre e del Figlio; qui inoltre s'insegna la superna vocazione della Chiesa, la remissione dei peccati e la resurrezione dei corpi.
Voi adunque, o dilettissimi, da simili che eravate al vecchio Adamo, ora venite riformati giusta il prototipo dell'uomo nuovo (Gesù); di carnali cominciate ad essere spirituali, di terreni, celesti. Con fede ferma e incrollabile tenete per certo che la resurrezione compiutasi a riguardo del Cristo, deve compiersi pure anche in tutti noi, giacché quanto avvenne al capo deve verificarsi altresì delle membra del corpo. Infatti, lo stesso sacramento del Battesimo che vi disponete a ricevere, esprime coi suoi riti questa speranza; giacché in esso viene adombrata una certa qual morte e una certa resurrezione. Si lascia l'uomo di prima e sorge il nuovo; il peccatore discende nelle acque, e ne esce giustificato. Si rigetta colui che ci trasse a morte, e si accoglie quegli che ci restituì la vita. È per grazia sua che voi siete i figli di Dio, generati, non già per libito di carne, ma per virtù di Spirito Santo. Dovete perciò imprimere talmente nei vostri cuori questo brevissimo ma completo
simbolo, che in qualsiasi circostanza possiate munirvi della protezione di questa professione di Fede. I veri soldati di Gesù Cristo sperimentano sempre l'invincibile forza di queste armi contro tutte le insidie del nemico. Il demonio, che mai cessa di tentare gli uomini, vi ritrovi sempre muniti di questo Simbolo, affinché, vinto l'avversarlo al quale ormai voi rinunziate, colla divina protezione di Colui che voi confessate, possiate conservare sino alla fine incorrotta ed immacolata la grazia del Signore. Così in Colui pel quale ottenete la remissione dei peccati, possiate conseguire altresì la gloria della resurrezione.
Avete sentito, o dilettissimi, il simbolo della Fede cattolica; ora, quando sarete usciti di qui, imparatelo a memoria, senza alterarne sillaba; la misericordia di Dio può tutto; essa vi conduca sitibondi alla fede e al battesimo, così che noi che v'insegniamo i divini Misteri insieme con voi che li ascoltate, possiamo egualmente giungere al regno dei cieli. Per il medesimo Signor nostro Gesù Cristo, che vive e regna per tutti i secoli. Amen.
Diac. State zitti, e fate attenzione.

Seguiva probabilmente una lezione evangelica col testo dell'orazione domenicale.

Sac. Gesù Cristo Signore e Salvatore nostro, tra gli altri precetti di salute eterna, un giorno in cui i suoi discepoli lo richiesero come dovessero pregare, insegnò loro quella formola di preghiera che anche voi dopo la lettura ora ascoltata avete bene compreso. La vostra carità si degni pertanto d'ascoltare in qual maniera Gesù insegnò ai suoi discepoli a pregare Dio, Padre onnipotente: " Quando tu sei per pregare, dice, entra nella tua camera, chiudi l'uscio e fa orazione al Padre tuo ,,. Accennando alla camera. Gesù non intende di parlare d'una parte secreta della casa, ma ci ricorda che solo a Lui sono noti i secreti del nostro cuore. Dice altresì di chiudere l'uscio per adorare il Padre, giacché, come con una mistica chiave, noi dobbiamo interdire l'adito del cuore ai cattivi pensieri, e chiuse in silenzio le labbra, dobbiamo conversare con Dio per mezzo d' uno spirito incontaminato. Il nostro Dio, infatti, riguarda la fede e non il suono della voce. Si chiuda adunque colla chiave della Fede il cuore nostro contro le insidie dell'avversario, per rimanere aperto soltanto a Dio, a cui é dedicato siccome un tempio. Quegli che abita nel nostro cuore, perori egli la nostra causa quando preghiamo. Il Verbo e la Sapienza di Dio, Cristo Gesù, c'insegnò questa preghiera, affinché noi così facessimo orazione.

Il sacerdote incomincia a spiegare l'orazione domenicale.

Padre nostro che sei nei cieli.
Ecco un grido di libertà e di assoluta confidenza! Dovete adunque comportarvi in tal modo, che possiate essere veramente figli di Dio e fratelli del Cristo.
Colui infatti che si diparte dai suoi voleri, con quale temerità oserà chiamare Dio suo padre? Voi perciò, o carissimi, mostratevi degni di tale divina adozione, giacché sta scritto che quanti in Lui credettero, ottennero la grazia di divenire figli di Dio.
Sia santificato il nome tuo.
Cioè, non che Dio, che in sè è eternamente santo, divenga tale perché noi lo riconosciamo per Santo ; ma chiediamo invece che il suo nome sia santificato in noi ; affinché, divenuti santi per mezzo del suo battesimo, possiamo perseverare in tale purezza di vita.
Giunga il regno tuo.
Quando è che non regni il nostro Dio, il di cui impero è immortale? Perciò, allorché diciamo: giunga il tuo regno, noi chiediamo che venga anche per noi il regno nostro, il regno messianico promessoci da Dio, e meritato dal sangue e dalla passione del Cristo.
La tua volontà si compia come in cielo così in terra.
Cioè, il tuo volere si compia, cosi che quello che tu vuoi in/ cielo, sia da noi esattamente eseguito qui in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Qui dobbiamo intendere il cibo spirituale. Infatti il pane nostro è il Cristo, il quale disse: Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Lo chiamiamo quotidiano, giacché dobbiamo impetrare di star sempre lontani dal peccato, per essere degni dell'alimento celeste.
Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Con questo precetto ci si fa intendere, che non possiamo ottenere altrimenti il perdono dei peccati, se prima non li perdoniamo a quelli che ci hanno offeso; giusta quanto Gesù disse nel Vangelo: Se non perdonerete al prossimo le offese, neppure il vostro Padre vi perdonerà i peccati
E non c'indurre in tentazione.
Cioè, non permettere che l'autore del male, colui che ci tenta, ci sospinga (al peccato). Dice infatti la Scrittura: Non è Dio che ci sospinge al male, ma il diavolo, per abbattere il quale disse il Signore: "State desti e pregate per non soccombere alla tentazione".
Ma liberaci dal male.
Questo si aggiunge perché disse l'Apostolo: "Voi non sapete quello per cui dovete pregare. Dobbiamo perciò supplicare Dio, unico ed onnipotente, affinché quello che l'umana debolezza non riesce sempre a sfuggire ci dia la forza d'evitarlo Gesù Cristo Signore nostro che, Dio, insieme allo Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli.

Diac. In ordine, attenzione e silenzio.
Sac. Avete udito, o dilettissimi, il senso sacro e profondo dell'orazione domenicale? Ora andate e meditatelo nel vostro cuore, affinchè possiate essere perfetti in Gesù Cristo, ed ottenere cosi la implorata misericordia. Il nostro Dio lo può; Egli faccia giungere al lavacro dell'acqua rigeneratrice voi che aspirate ad abbracciare la Fede; a noi poi che vi abbiamo insegnato i misteri della Fede cattolica, ci conceda il Signore di giungere con voi al regno celeste; Egli che insieme al Padre, nell'unità dello Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli.

Qui finisce la prima parte della messa. Stanno per incominciare i tremendi Misteri, onde, giusta la disciplina dell'arcano, si rinviano gli scomunicati, i penitenti e i catecumeni. Gli ostiari montano la guardia alle porte, il suddiacono custodisce l'ingresso nel vima (Santuario), e il diacono grida :

Diac. I catecumeni si ritirino; chi è ancora catecumeno si ritiri; tutti i catecumeni escano fuori.

Usciti i catecumeni, incomincia il divin Sacrificio; i genitori e i futuri padrini erano ammessi a presentare l'oblazione a nome dei rispettivi figliuoli, affinchè poi il diacono dai dittici ne leggesse il
nome.

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